Il futuro delle criptovalute

Criptovalute
Tempo di lettura: 13 minuti

Schema ponzi o no? Rivoluzione della finanza o no?

Nelle discussioni non c’è nulla di più polarizzante delle criptovalute.

O sei a favore o sei contro, difficile trovare vie di mezzo, basta osservare le discussioni tra le persone sui social o nei forum.

Chi adora i Bitcoin magari disprezza gli Ethereum, viceversa chi è fedelissimo di Ethereum magari disprezza i Bitcoin.

Ma c’è un punto di incontro che riesca a coniugare i vari elementi (pregi e difetti) di questo “nuovo mondo”?

E’ quello che provo a fare in questo articolo dove cerco di delineare quale potrebbe essere il futuro delle criptovalute.




 

Se mi segui da un po’ sai che ogni tanto mi diletto in questo tipo di “esercizi” mentali di lungo periodo.

In un articolo precedente, per esempio, avevo provato a individuare 5 azioni da comprare e tenere 20 anni.

Con le azioni però, nonostante l’impossibilità di sapere come saranno le cose fra 20 anni, hai la possibilità di analizzare la storia delle società e come queste abbiano affrontato i periodi difficili che ogni tanto si verificano.

Ci sono state crisi finanziarie, ci sono state crisi politiche, guerre e tante altre situazioni che hanno portato a dei cambiamenti, spesso anche importanti.

Se trovi società che hanno saputo gestire e superare anche quei momenti più complicati allora sei già a buon punto.

Questo non esclude la possibilità di sbagliare ma, se non altro, permette di avere già una base di partenza che puoi approfondire prima di investire in azioni.

Sulle criptovalute invece è un po’ più difficile capire come si svilupperanno le cose, si naviga un po’ a vista considerando poi che si tratta di un ambito che viaggia alla velocità della luce rispetto al resto del mondo.

I Bitcoin hanno poco più di dieci anni ma dal punto di vista tecnologico sembra siano nati ere fa.

Lo stesso vale per il più “giovane” Ethereum che è stato fondato nel 2015 da Vitalik Buterin.

Il 2021 ha segnato un’altra accelerazione nell’utilizzo della blockchain (la tecnologia che sta alla base delle criptovalute), grazie soprattutto agli NFT, ma un’effettiva adozione di massa non c’è ancora stata.

Quante persone conosci intorno a te che sanno cosa sono le criptovalute?

Immagino pochissime se non nessuna.

Solo quando ci sarà un’effettiva adozione di massa nell’utilizzo delle tecnologie della blockchain si potrà parlare finalmente di missione compiuta.

Al momento vi sono tanti progetti, si costruisce tanto, si sperimenta, si sbaglia e si ricostruisce.

Come deve essere all’inizio di qualsiasi percorso, cosa però, che ti deve anche mettere in guardia sui rischi che corri mettendo i tuoi soldi in questo mondo.




 

IL WEB 3.0

Nei prossimi anni sentiremo sempre più parlare di web 3.0, il web dove la decentralizzazione la farà da padrone.

Sarà tutto così semplice?

Probabilmente no, al momento ci sono alcuni progetti che non stanno più abbracciando una decentralizzazione sfrenata bensì una via di mezzo tra centralizzazione e decentralizzazione.

Devo dire di trovare questa soluzione molto più sensata, per esempio non credo che la maggioranza delle persone sia pronta anche solo per custodire le chiavi private del proprio wallet.

Quello che è certo è che vedremo cadere molte barriere, barriere fisiche in primis, che grazie alla tecnologia potranno essere bypassate, così come potranno essere superati intermediari che allo stato attuale ci sembrano essenziali.

Ma come abbiamo fatto ad arrivare alla terza versione del web? Te lo riepilogo qui di seguito:

  • web 1.0 quando i siti erano statici;
  • web 2.0, in cui le interazioni tra sito e utente aumentano, e quando sono nati i social;
  • web 3.0 basato sulla blockchain e caratterizzato da una forte decentralizzazione. C’è anche chi lo rappresenta così:




 

Oltre alla blockchain ci saranno smart contract, IPFS (Interplanetary File System) e chissà quanti altri progetti che sono in preparazione in questo momento e non conosciamo ancora.

Il web 3 prima di tutto è decentralizzazione.

Se adesso quando ti connetti a un sito ti stai connettendo a un server centralizzato gestito, per esempio, da Google, Facebook o Amazon con il web 3 ogni cosa sarà registrata sulla blockchain, cioè su molteplici computer che faranno parte di quella rete.

Un’altra differenza che a breve sarà evidente a molti la si può riassumere così:

Nel web 2 si costruiva una comunità intorno a un prodotto, nel web 3 si costruirà un prodotto intorno a una comunità, attento che in un paragrafo successivo torno su questo concetto di comunità.

I vantaggi del web 3.0 possono quindi essere riepilogati nei seguenti punti:

  • nessun controllo centrale: non ci saranno intermediari che controllano i tuoi dati come per esempio attualmente possono essere le big tech quali Google, Apple e Facebook;
  • proprietà dei dati: collegato al punto precedente, saranno gli utenti a detenere la proprietà dei loro dati;
  • interoperabilità: le applicazioni saranno di facile personalizzazione e potranno essere installate su diversi hardware (smartphone, tv, automobili, ecc.);
  • accesso ovunque: non ci saranno barriere geografiche, di reddito, demografiche ecc. Ognuno potrà accedere a qualsiasi network ovunque si trovi e trasferire i propri asset digitali da una parte all’altra del mondo.

Nel web 3 la persona a capo di un progetto scriverà su Discord con l’avatar di una “scimmia annoiata” e tra una cosa e l’altra farà anche un po’ di shitposting.

Credo che dovremo abituarci sempre di più a questo nuovo tipo di interazioni in futuro.




 

NFTs

Nel 2021 gli NFTs hanno avuto il loro anno di svolta e sono stati maggiormente conosciuti grazie agli avatar utilizzati da molte persone nei forum o nei social.

Gli esempi più famosi sono stati i Cryptopunks o le Bored Apes Yacht Club (BAYC).

Qui di seguito due esempi della bolla che prima o poi esploderà:

  • questo Cryptopunks è stato venduto al modico prezzo di oltre 65 ETH (al cambio attuale pari a circa 240.000 dollari);
  • questa BAYC (una delle cosiddette “scimmie annoiate”) è stata venduta più o meno allo stesso prezzo di cui sopra (66 ETH).

Anch’ io sono mi sono addentrato in questo mondo, per capire un po’ meglio come funzionava, acquistando il mio primo NFT.

A proposito, al momento quel NFT ha visto il suo valore calare da un floor di 0,03 Ethereum a 0,001 Ethereum, non proprio quindi una bella mossa.

Anche qui la lezione è sempre la stessa: se in un certo settore i prezzi stanno salendo non è detto che lo siano per qualsiasi cosa venga venduta.

Anzi, come dimostra il mio caso, se vuoi speculare non devi comprare NFTs senza prima studiare bene il mercato.

Se invece compri un NFT perchè ti piace l’immagine o segui il suo autore e vuoi avere la certezza che i diritti siano tuoi allora quello è un altro discorso.

Se il boom degli NFT è stato guidato dalle immagini di profilo (dette in gergo PFP, picture for proof and profile pic), il prossimo passo già ben avviato è quello dei videogame.

Sono presenti in rampa di lancio molti progetti in cui puoi giocare acquistando prima un NFT.

Alcuni esempi di questo tipo sono:

  • Influence: dove puoi colonizzare un asteroide, costruirci sopra strutture per il suo sviluppo e combattere contro altri giocatori. Un gioco in perfetto stile Age of Empires e altri strategy games che andavano di moda una volta (e sono vecchio abbastanza da ricordarlo);
Influence
  • Feudalz: puoi ricreare un perfetto mondo medievale con i tuoi personaggi feudali, puoi acquistare il terreno, costruire un castello e puoi mettere al lavoro i tuoi contadini per produrre GOLDZ, il token nativo del gioco. Ma attento che il tuo villaggio è in pericolo e gli orchi sono sempre pronti ad attaccarti per rubarti il GOLDZ prodotto;
Feudalz

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  • Voxies: gioco in stile RPG basato su blockchain dove puoi esplorare il mondo di Voxtopia, combattere contro il computer, guadagnare criptovalute e NFT da scambiare.
Voxies

Giochi del genere ne stanno nascendo molti e sono tutti accomunati da una cosa: per giocare prima devi acquistare uno o più personaggi sotto forma di NFT e solo dopo puoi iniziare a giocare.

Rimarrà un ricordo l’epoca in cui per poter giocare era necessario acquistare un gioco, nella nuova era dovrai acquistare un NFT per giocare.

In questo passaggio però uno degli ostacoli che ancora dovranno essere superati, consiste nel fatto che molti NFTs utili per giocare costano cifre assurde e trovo difficile che l’adolescente medio possa permettersele.

C’è tanta speculazione in questo ambito e anche questa bolla a un certo punto dovrà sgonfiarsi, e solo allora probabilmente inizierà la vera adozione di massa di questo tipo di giochi.

A parte gli scopi che ti ho appena illustrato, dobbiamo ancora scoprire quale sarà la vera potenzialità degli NFTs, per ora siamo ancora fermi all’impiego nell’ambito dei giochi, dell’arte e sta iniziando proprio in questi ultimi tempi il loro ingresso nel mondo della musica.

Provando a fare una predizione, potrei dirvi che secondo me l’impiego degli NFTs sarà ben altro e ben più importante soprattutto per l’integrazione tra mondo reale e mondo digitale.

Magari un giorno potremo vendere e comprare casa attraverso un NFT, senza passare tramite notai o altri passaggi burocratici.

Come? Creando un NFT e associandolo al proprio immobile.

Forse mi sto spingendo troppo in avanti?

Lo so è una cosa molto futuristica (non per niente questo è un articolo sul futuro delle cripto) e, se ti stai avvicinando solo ora al mondo delle criptovalute, non proprio di immediata comprensione, ci vuole tempo per entrare in questa ottica di idee.

Comunque c’è tutto un mondo reale là fuori che attende e che non ha (ancora) una presenza digitale.

Ovviamente ci sono enormi criticità ma sono anche sicuro che le migliori menti stanno cercando di risolverle.




 

LA COMUNITA’

Si legge spesso che la forza di un token o di una criptovaluta è la comunità che li supporta.

E possiamo dire che da un certo punto di vista questa affermazione è vera, nel senso che più persone credono o seguono un particolare progetto più questo avrà sostegno, anche economico.

Voglio fare l’esempio del Dogecoin, una criptovaluta nata per scherzo, come da stessa ammissione dello stesso creatore, che però vanta milioni di fan in tutto il mondo.

Ok, lo so, come si fa a non amare il Doge?

Comunque tutti questi fan hanno “investito” (ok, investito è una parola grossa in questo caso) soldi portando la capitalizzazione del Dogecoin a superare i 20 miliardi di dollari (al prezzo attuale).

Folle? Sì, molto facile che una capitalizzazione del genere sia troppo elevata soprattutto perchè, almeno per ora, detenere Dogecoin non dà alcun vantaggio reale.

Ma se trovassero un modo di dare qualche vantaggio o dei benefit alla comunità?

Recentemente avrai visto che Elon Musk ha detto che accetterà pagamenti in Dogecoin per alcuni articoli di Tesla.

Una comunità che vanta milioni di persone non può valere miliardi di dollari?

Credo che varie imprese desidererebbero ardentemente avere la possibilità di vendere i propri prodotti a una comunità del genere e con quei numeri.

Ho fatto l’esempio del Dogecoin ma il ragionamento può essere fatto per qualsiasi altro token o criptovaluta che, magari, a prima vista ci risulta del tutto scorrelato dalla realtà ma poi pensandoci bene qualcosa di più ci può essere.

Torno sul fatto che credo l’elemento fondamentale sarà dare dei vantaggi alla community.

E come scritto prima per il web 3.0 magari si costruirà un prodotto intorno a tutti quei fan.

Infine un ultimo pensiero che trovo interessante.

Ci dicono che si va verso un mondo sempre più globalizzato, senza più barriere, confini ecc.

Mancherà ancora molto tempo, questo è sicuro, ma se quanto scritto nella frase precedente è vero, allora a un certo punto anche gli stati nazionali perderanno l’importanza che avevano un tempo.

Ma cos’è lo stato nazionale se non una comunità di persone che ha deciso (in modo volontario o obbligato questo è da vedere ma non è il tema di questo articolo 😅) di vivere in un certo territorio sotto determinate regole comuni?

La tecnologia però questi confini reali li sta togliendo o, comunque, li sta rendendo più facili da bypassare.

Mi sembra quindi che si stia andando verso un altro tipo di comunità dove i confini più che fisici sono virtuali.

Cesare Pozzi, professore alla Luiss di Roma, durante questo convegno proprio a riguardo diceva:

“E’ importate che le comunità si definiscano intorno a qualche obiettivo comune. Se non definiamo la comunità prima non si può avere un progetto.

E’ come se allo stato attuale, a livello ancora embrionale, stiamo definendo delle comunità o stiamo facendo delle prove per una futura definizione.

Dogecoin, Shiba Inu e tanti altri token magari saranno ricordati come dei progetti precursori, che magari falliranno nel loro intento, ma che contribuiranno a gettare delle basi per qualcosa che arriverà dopo e con fondamenta più solide.

Queste comunità potranno durare però solo se la fase successiva sarà quella della definizione di un progetto intorno a esse.




 

IL FUTURO DELLE CRIPTOVALUTE

Ma allora si tratta di uno schema ponzi o no?

Ti direi che molte cripto probabilmente lo sono.

E’ che all’inizio di un progetto il confine tra schema ponzi o meno è molto labile, questo vale per le criptovalute ma anche per tante attività “reali”.

Bisognerà vedere quali saranno i progetti che daranno un valore aggiunto alla propria comunità (vedi che si torna sempre a parlare di community).

Ma quindi le criptovalute saranno il futuro o scompariranno?

Scomparire no, penso però che prima dovremo passare attraverso un bel test di sopravvivenza perchè credo sia molto difficile che rimangano in essere migliaia di progetti.

A un certo punto ci sarà bisogno di pulizia che metta in evidenza quelli che hanno fondamenta più solide.

Come dice Warren Buffett:

“When the tide goes out, you see who is swimming naked.”

In questo momento storico la liquidità delle banche centrali sta aiutando molto, non solo i mercati azionari, ma anche e soprattutto le cripto.

Vedremo quando questa liquidità verrà meno e l’alta marea se ne sarà andata chi rimarrà scoperto.

Se dovessi fare un paragone tra lo stato attuale e un evento passato, con tutte le dovute cautele, sarebbe quello della bolla di internet del 2000.

Quando una nuova tecnologia prende la scena di solito si finisce sempre nello stesso modo.

Questo è l’indice Nasdaq a cavallo degli anni 2000:

Tutti euforici a mettere i propri soldini e poi TAAAC, su le reti, e la tonnara è servita.

Chi se lo ricorda? TAAC 😆

E starei molto attento per esempio ad alcune delle cosiddette stable coin,  come Tether, viste le notizie che circolano su di essa non mi lasciano molto fiducioso.

Qui un riassunto

Nel corso della storia i PEG delle valute fiat non sono mai stati sostenibili per sempre e non ci scommetterei neanche su quelli delle stable coin.

Il problema non è quando le cose vanno bene ma quando le cose andranno male e tutti si accavalleranno verso l’uscita dello spettacolo.

Da 1 Tether = 1 dollaro a 1 Tether = 0,25 dollari il passo è breve.




 

LA REGOLAMENTAZIONE

La regolamentazione prima o poi arriverà (oh si che arriverà). In qualche modo ce lo ha già anticipato la SEC che si sta muovendo proprio in tal senso, visto quanto affermato dal suo presidente Gary Gensler a settembre:

Crypto products offering returns cannot avoid regulation

I prodotti cripto che offrono rendimenti non possono evitare di essere regolamentati.

In quest’altro articolo sempre il presidente della SEC fa capire come la maggior parte delle criptovalute siano equiparabili alle azioni:

According to the SEC chief, only a “small number” of cryptocurrencies currently trading in crypto markets are not securities. “Very many are” Gensler said.

E noi non possiamo che riscontrare la verità delle sue parole, da quello che ho visto anche io, le azioni sono la cosa più simile anche se il nome criptovaluta effettivamente può far pensare più a una valuta vera e propria come l’euro, il dollaro o la sterlina.

Nell’articolo in cui analizzavo diversi token come Frontier, Bakeryswap, Delta Theta, Graphlink, B-Cube e YFX nelle conclusioni infatti scrivevo:

“[…] comprare un token sottostante a uno di questi progetti è come essere un venture capitalist, cioè uno di quegli investitore che fornisce capitale a una società nascente che include sia la possibilità di un elevato potenziale ma anche di un altissimo rischio.

Se nella finanza tradizionale il venture capitalist poteva essere solo un investitore istituzionale, quelli cioè che dispongono di grandi mezzi finanziari, la finanza decentralizzata permette a tutti di partecipare ai progetti in cui si crede.”

Bisogna quindi accettare l’idea che prima o poi arriverà anche la regolamentazione, regole che riguarderanno principalmente due aspetti:

  • gli adempimenti da rispettare che, penso, saranno molto simili a quelli del settore bancario, assicurativo;
  • fiscali che definiranno, tra le altre cose, come considerare i guadagni derivanti da criptovalute.

Non credo comunque che la regolamentazione sarà necessariamente una cosa negativa, di certo porterà a maggiori costi operativi e minori rendimenti per i tanti progetti esistenti.

Della miriade di progetti resisteranno, ovviamente, solo i migliori e i più attrezzati.

Un effetto della regolamentazione potrebbe essere quello dell’uscita dei capitali meno “buoni”, cioè derivanti da tutte quelle attività illecite che, a quanto sembra, vengono investiti in criptovalute per essere ripuliti.

Vedi per esempio il servizio di Striscia la Notizia sugli NFT (grazie a Eros per la segnalazione):

Quindi uscita della moneta cattiva ed entrata della moneta buona.

Probabilmente le autorità si inseriranno nel momento in cui si verificherà un qualche problema che verrà usato come scusa perfetta per agire.

Magari potrebbe essere qualche DAO (Decentralized autonomous organization) che non utilizzerà nel migliore dei modi il capitale raccolto e farà un bel botto stile Lehman Brothers.




 

CONCLUSIONI

Come già scritto questo è un mondo che sta andando alla velocità della luce, l’evoluzione tecnologica sommata alla forza dell’interesse composto nella sua fase di accelerazione mi fa pensare che possiamo trovarci più o meno a questo punto della curva:

L’evoluzione sembra accelerare di giorno in giorno e se conosci come funziona l’interesse composto sai anche come andrà a finire, Warren Buffett docet, uno che ha sfruttato la forza dell’interesse composto fin da giovane.

Ebbene se veramente l’accelerazione è appena iniziata sarà molto interessante vedere anche solo fra 10 anni come saranno cambiate molte cose.

Soprattutto nell’integrazione tra mondo reale e digitale.

Ricorda comunque che il mondo delle cripto è una giungla, almeno a me piace definirlo così, e il presidente della SEC, in perfetto stile yankee lo chiama “wild west“.

Quindi massima attenzione, sempre!

Devo dire che ogni volta che scrivo di essere prudenti con i propri soldi mi torna in mente il motto di Nico Cereghini (chi ha qualche anno in più se lo ricorderà) con il quale concludeva i servizi delle prove motociclistiche televisive: 👇

Casco in testa ben allacciato, luci accese anche di giorno, e prudenza, sempre!

Ecco, applica queste parole anche al mondo delle criptovalute e degli investimenti in generale.

A questo punto direi che è davvero il caso di concludere perchè vi ho già trattenuti abbastanza, se sei arrivato fino a qui leggendo tutto l’articolo ti ringrazio per avermi dedicato tutto questo tempo e, come sempre, sappimi dire nei commenti se condividi la mia visione circa il futuro delle criptovalute.

Come si dice in inglese “we are still early”, siamo ancora all’inizio di una rivoluzione che considero epocale.




 

Il presente contenuto è ai soli fini didattici e di discussione, fai le tue ricerche prima di investire (do your own research before invest).

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