Quando il ferro costava più dell’oro di Alessadro Giraudo – opinione sul libro

Libri economia finanza
Tempo di lettura: 4 minuti

È estate. Tempo di rallentare, di prendersi qualche giorno al mare o in montagna.

Un periodo prezioso in cui, finalmente, possiamo permetterci il lusso sempre più raro di perderci nei nostri pensieri.

È anche il momento ideale per dedicarsi a un libro di 300 pagine, come si faceva una volta.

Niente scroll frenetici di video da dieci secondi, ma una lettura vera, distesa, da assaporare pagina dopo pagina.

Il mio compagno di viaggio in queste vacanze è stato Quando il ferro costava più dell’oro, di Alessandro Giraudo. Un titolo curioso, che promette storie economiche affascinanti, e mantiene la promessa con grande stile.

Si tratta di una raccolta di brevi saggi divulgativi che mescolano storia economica, geopolitica, aneddoti storici e curiosità sulle materie prime.

Il filo conduttore del libro è come, nel corso della storia, elementi apparentemente secondari come il ferro, il rame o altri materiali e risorse naturali abbiano avuto un impatto enorme su guerre, imperi, religioni e sviluppo economico.

Giraudo, che insegna Finanza Internazionale e Geopolitica delle materie prime in una delle Grandes Ecoles di Parigi, ha uno stile narrativo vivace e accessibile, e il libro si presta bene sia a chi ha una formazione storica che a chi vuole semplicemente scoprire retroscena sorprendenti del passato.

QUANDO IL FERRO COSTAVA PIU’ DELL’ORO

Mi ha colpito molto il modo in cui Alessandro Giraudo descrive la storia: come un prisma dalle molte facce.

È un’immagine potente, perché sappiamo bene che la storia è spesso scritta dai vincitori e dai loro storiografi, i quali tendono a privilegiare solo le “verità ufficiali”.

Guardare però agli eventi da una prospettiva leggermente diversa permette di cogliere connessioni profonde tra economia, geopolitica e società.

Ed è proprio questo l’obiettivo del libro: raccontare il passato attraverso le dinamiche delle materie prime, di come si muovono le ricchezze e le ambizioni umane.

Il titolo del libro è anche il titolo del primo capitolo, dove si racconta che, ai tempi degli Assiri, circa 45 secoli fa, il ferro costava otto volte più dell’oro.

Un paradosso, se visto con gli occhi di oggi, ma assolutamente logico se si considera che i fabbri dell’epoca non erano in grado di raggiungere i 1535 °C necessari per fondere il metallo.

Il ferro utilizzato, infatti, proveniva quasi esclusivamente da meteoriti. Ed ecco che la ricerca di questi “metalli caduti dal cielo” diventava una vera e propria caccia al tesoro.

Con l’avanzare della tecnologia, la produzione di ferro diventò più accessibile e altre materie prime presero il suo posto nella scala del valore: rame, oro, argento.

È sorprendente, e ammetto che non lo sapevo, scoprire che Alessandro Magno spinse una spedizione fino alla costa occidentale dell’India per conquistare le miniere d’oro di quella zona (spoiler: non ci riuscì).

Tornando ancora più indietro, intorno al XIII secolo a.C., le regioni del Mediterraneo orientale vivevano un periodo di straordinario sviluppo economico.

In questo contesto alcune città divennero veri e propri snodi commerciali.

Troia, ad esempio, era un centro strategico per il commercio dell’oro, controllando il passaggio delle merci attraverso lo stretto dei Dardanelli.

La lezione è chiara: anche nel mondo antico, controllare gli stretti (i “choke points”, come dicono quelli bravi) era cruciale per dominare i traffici marittimi.

Un tema ancora attuale, come sottolinea spesso Dario Fabbri: la globalizzazione moderna, quella che potremmo definire la Pax Americana, si basa sul controllo delle rotte e degli stretti strategici.

E negli ultimi tempi ne abbiamo visto le conseguenze, tra gli Houthi a Bab el-Mandeb o le tensioni nello Stretto di Hormuz con l’Iran.

Restando in ambito geopolitico, è interessante notare che l’Impero Romano, al suo apice, aveva una bilancia commerciale costantemente in deficit: importava seta, spezie e pietre preziose in cambio di metalli, causando un’emorragia di risorse.

Una dinamica che ricorda molto l’attuale situazione degli Stati Uniti, con un cronico disavanzo commerciale che, non a caso, è stato uno dei bersagli principali della politica economica di Trump e del caos dazi di questi mesi.

Ma anche Roma non fu eterna e venne il declino.

A partire dal regno di Marco Aurelio, nel II secolo d.C., l’impero entrò in una profonda crisi economica e monetaria: la moneta metallica cominciò a mancare e i costi dell’impero schizzarono alle stelle.

Questi sono solo alcuni degli aneddoti affascinanti disseminati nel libro, che prosegue raccontando le fortune delle repubbliche marinare, delle potenze asiatiche come la Cina e di tante altre realtà che hanno segnato la storia con la loro forza economica.

Ciò che ho pensato spesso leggendo queste pagine è che, nonostante il passare dei secoli, l’uomo non cambia poi così tanto. Gli interessi, le paure, le ambizioni e le logiche che muovono i popoli sembrano ripetersi, anche se con volti e nomi diversi.

È una consapevolezza che chi opera nei mercati finanziari conosce bene, ma che vale sempre la pena ricordare. E questo libro me lo ha ricordato, più volte, con chiarezza e intelligenza.

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Titolo: Quando il ferro costava più dell’oro.
Storie per capire l’economia mondiale
Autore: Alessandro Giraudo
Editore: ADD Editore
ISBN: 978-8867834112
Pagine: 328
Formato: Copertina morbida
Anno edizione: 2023
Prezzo intero: € 20,00

Sempre dello stesso autore può risultare interessante anche il libro Mappe delle materie prime: Alla scoperta delle risorse del nostro pianeta.

CONCLUSIONI

Il libro “Quando il ferro costava più dell’oro” si rivela una lettura coinvolgente, capace di ribaltare il modo in cui guardiamo alla storia.

Non si tratta di un manuale accademico, né di una cronaca lineare: è un mosaico di storie e curiosità che illuminano il ruolo cruciale delle materie prime e dell’economia nei grandi eventi del passato.

Il pregio maggiore di questo libro è la sua capacità di rendere accessibile e affascinante ciò che spesso viene presentato in modo arido nei libri scolastici.

Certo, qualcuno potrebbe trovarlo poco sistematico o dispersivo, ma è proprio in questa libertà di stile che Giraudo riesce a rendere vivi i personaggi e le dinamiche del passato.

Il risultato è un’opera che si legge quasi come un giallo, in cui ogni risorsa, dal ferro al sale, dall’oro al rame, diventa il vero protagonista delle svolte storiche.

Un libro che incuriosisce, informa e soprattutto stimola a guardare la storia da una angolazione diversa: quella dell’economia reale, fatta di scelte concrete, interessi materiali e sorprendenti retroscena.

Il presente contenuto è ai soli fini didattici e di discussione, fai le tue ricerche prima di investire (do your own research before invest).

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