Chi sta vincendo la lotta di classe?

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Ho iniziato a leggere l’ultimo libro scritto da Michael Pettis e Matthew C. Klein dal titolo Le Guerre commerciali sono guerre di classe e fin dall’inizio mi ha tormentato una domanda: perchè l’ultima parte del titolo è stata tradotta “guerre di classe” al posto di “lotte di classe”?

Ok, il titolo originale è Trade wars are class wars quindi si tratta di una traduzione letterale.

Sta di fatto che in italiano guerre di classe non mi suona bene, si capisce, certo, cosa si intende, ma non mi suona bene.

Dettagli dirai, ma sono proprio quei dettagli che fanno la differenza.

Quasi come se non si avesse il coraggio di usare il termine corretto: lotta di classe.

Sia mai che vengano risvegliati alcuni degli animi sopiti da tempo.

E’ proprio per quello che mi sono chiesto: chi sta vincendo la lotta di classe?

Beh credo che la risposta sia facilmente intuibile e la classe vincitrice NON sono i lavoratori.

Questo non lo dico io, come sai non sono un tipo originale, però mi piace ascoltare chi ne sa più di me.

Essendo poi un argomento delicato, e soprattutto facilmente influenzabile da interessi di classe, che hanno tutto l’interesse, appunto, a confondere le acque, è necessario ascoltare chi ha dato prova di essere oggettivo nelle proprie considerazioni.

Onestà intellettuale prima di tutto.




E da chi potevo iniziare se non da lui, the GOAT of investing, uncle Warren Buffett che già nel lontano 2006 aveva indirizzato il problema:

“There’s class warfare, all right, but it’s my class, the rich class, that’s making war, and we’re winning.”

Traduzione: C’è una lotta di classe, va bene, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra e la stiamo vincendo.

Infine, durante questa intervista, dice la sua il professor Barbero, credo lo storico italiano più conosciuto al momento:

[…] “La storia va avanti, la lotta di classe continua benchè i ricchi l’abbiano già stravinta, la vogliono vincere sempre di più e non fare prigionieri.
Le disuguaglianze sociali ed economiche in occidente si sono accresciute in modo spaventoso e ancora si stanno accrescendo.
L’erosione della democrazia che ne deriva è una cosa che fa pensare.

Quest’ultima frase è molto forte soprattutto pensando a come spesso si sente dire che la democrazia è in crisi.

Ovviamente queste dinamiche non sono recenti, risalgono a molti decenni fa, e sono mostrate chiaramente nel seguente grafico:

Fonte: qui – un grafico del genere lo vidi per la prima volta anche qui.

Insomma a partire dagli anni ’70 qualcosa si è rotto nella dinamica che legava i salari alla produttività rendendo il potere d’acquisto dei lavori relativamente sempre minore rispetto a quello del capitale.




Bene, adesso che hai avuto la conferma su chi sta vincendo la lotta di classe è bene fare un passo successivo chiedendosi: come fare per affrontare al meglio queste dinamiche?

Dal mio punto di vista una soluzione c’è e si chiama educazione finanziaria.

Perchè l’educazione finanziaria?

Essere più consapevoli finanziariamente consente di capire come funzionano i soldi partendo da una loro corretta gestione, continuando con una pianificazione degli obiettivi futuri attraverso l’individuazione degli strumenti finanziari più adeguati per il loro raggiungimento.

L’educazione finanziaria a scuola poi sarebbe il primo passo per formare le nuove generazioni e renderle più consapevoli delle scelte che dovranno affrontare.

Rispetto a quello che succedeva una volta, il mondo del futuro metterà le persone di fronte a molteplici scelte che non sempre saranno di facile soluzione.

Qualcosa si sta già muovendo qua in Italia dove, al momento, il livello di istruzione finanziaria è ancora basso.

Progetti quali:

  • economia per tutti della Banca d’Italia;
  • quellocheconta del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria;

saranno molto utili anche se posso dire che siamo solo all’inizio.

Avere persone più consapevoli finanziariamente permetterebbe loro di meglio partecipare alla ricchezza creata nel mondo.

Come?

Attraverso quello che chiamo il gioco dei ricchi: i mercati finanziari.

Nei mercati finanziari puoi acquistare e vendere piccoli pezzi di società (azioni) che creeranno valore ai propri clienti, ai propri dipendenti, ai propri fornitori e ai propri azionisti.




Attenzione non è che bisogna diventare come Warren Buffett e fare stock picking per ottenere dei buoni risultati, ci sono altre soluzioni come gli ETF che risultano essere degli strumenti molto efficaci oltre ad aver rimosso molte barriere all’entrata.

Per fare un esempio un semplice piano di accumulo su un ETF che investe in azioni globali, come l’iShares MSCI World EUR Hedged UCITS ETF (Acc), avrebbe ottenuto ottimi risultati con una minima perdita di tempo:

Grazie a JustETF
  • Capire gli strumenti finanziari;
  • Capire le dinamiche dei mercati finanziari.

Sono tra le basi per diventare indipendenti nelle proprie scelte e per seguire meglio le proprie finanze sia che lo si faccia in maniera autonoma sia che ci si appoggi a un consulente finanziario.

Per concludere non bisogna stupirsi su chi sta vincendo la lotta di classe, non c’è nulla di nuovo in tutto questo, la storia dell’uomo è sempre stata costellata di conflitti nati per appropriarsi della maggior parte di risorse.

La differenza è che oggi hai gli strumenti per metterti dalla parte giusta e beneficiare anche tu della ricchezza che verrà creata in futuro.

Sono ancora all’inizio della lettura del libro che mi ha dato l’idea per questo articolo, se avrò tempo meriterebbe una recensione a parte in cui potrei scrivere la mia opinione.

E nonostante sia solo all’inizio gli spunti che si possono trarre sono già molto promettenti.

Per esempio, parlando dell’economista inglese John A. Hobson, che stava studiando l’impero britannico di fine ottocento e inizio novecento, gli autori Matthew C. Klein e Michael Pettis scrivono:

“La concentrazione del reddito infatti dava ai ricchi una capacità di consumo eccessivo che essi non potevano usare a spese di tutti gli altri. Questo finì per avere un effetto controproducente, da che soltanto il consumo dà vita al capitalismo e lo rende capace di produrre profitti.”

“I mercati interni sono in grado di assicurare un’espansione senza fine purchè i redditi, ovvero la capacità di acquisto di beni di consumo, siano equamente distribuiti tra i cittadini.”

“Una moderata redistribuzione all’interno delle nazioni può risolvere in modo pacifico i conflitti economici esistenti tra di esse.”

Se ti ho incuriosito e ti interessa il libro Le guerre commerciali sono guerre di classe lo trovi su Amazon:

Titolo: Le guerre commerciali sono guerre di classe.
Autore: Matthew C. Klein, Michael Pettis
Editore: Einaudi
ISBN: 978-8806249229
Pagine: 300
Formato: Copertina morbida
Anno edizione: 2021
Prezzo intero: € 22,00




Il presente contenuto è ai soli fini didattici e di discussione, fai le tue ricerche prima di investire (do your own research before invest).

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