Il prof. Coletti sui dividendi

Dividendi
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Maggio è appena iniziato: il mese preferito da noi amanti dei dividendi.

È proprio in questo periodo che molte aziende italiane distribuiscono, in tutto o in parte, il loro dividendo agli azionisti.

Dividendi, dividendi… croce e delizia degli investitori.

I dividendi rappresentano spesso un argomento divisivo nel mondo finanziario: c’è chi li considera un pilastro della strategia a lungo termine e chi, invece, li ritiene un’illusione di guadagno.

A offrire una riflessione sull’argomento è il prof. Paolo Coletti, noto per essere l’ideatore della teoria dei 4 pilastri della finanza personale, che ha partecipato a un’intervista per il canale Caccia ai dividendi.

Coletti, con il suo stile diretto e concreto, ha messo in luce alcuni aspetti spesso discussi ma cruciali per chi valuta una strategia incentrata sui dividendi.

Vediamo quindi cosa ne pensa il prof. Coletti sui dividendi.

AZIENDE SOLIDE MA ATTENZIONE ALLE APPARENZE

Secondo Coletti, una delle principali ragioni per investire in aziende che distribuiscono dividendi è che, nella maggior parte dei casi, si tratta di società solide e ben strutturate.

Non tutte, però: il prof. mette in guardia dai trucchi contabili che possono essere messi in atto.

Alcune imprese, infatti, continuano a pagare dividendi attingendo dalle riserve o, peggio, li distribuiscono poco prima di lanciare un aumento di capitale.

In questi casi, la distribuzione non è il segnale di salute che può sembrare, ma solo un disperato tentativo per rinviare più possibile l’inevitabile epilogo: la riduzione del dividendo.

Afferma Coletti sulle aziende da dividendo:

“Di solito le aziende che pagano dividendi sono aziende stabili, magari non in fortissima crescita, ma in cui può valere la pena investire.”

UN FLUSSO INCOSTANTE E FISCALMENTE INEFFICIENTE

Uno dei punti centrali della riflessione di Coletti riguarda la non prevedibilità dei dividendi.

Nonostante alcune aziende si impegnino a mantenerli costanti, la loro erogazione dipende prima dalla decisione del consiglio di amministrazione, e poi dall’approvazione dell’assemblea degli azionisti.

Questo li rende incerti nel tempo, specialmente in caso di crisi economico/finanziarie.

Sottolinea Coletti:

“Molte aziende preferiscono sospendere i dividendi del tutto, piuttosto che fare la figuraccia di ridurli.”

Per questo motivo i dividendi non sono adatti a chi cerca un’entrata costante, ad esempio per coprire spese periodiche o integrare una pensione.

Inoltre, nel video viene evidenziata la scarsa efficienza fiscale di questo tipo di rendita, un aspetto che non andrebbe sottovalutato dagli investitori al dettaglio.

In Italia, infatti, questi proventi sono tassati al 26%, un’imposizione tutt’altro che magnanima per gli investitori.

E la situazione peggiora quando si tratta di dividendi da aziende estere, spesso soggetti a una doppia tassazione che può eroderne significativamente il rendimento netto.

LA MIA SUI DIVIDENDI

Dopo aver letto cosa pensa Coletti sui dividendi, ora vi dico la mia (se non vi interessa

Coletti sottolinea che i dividendi non sono garantiti: dipendono dalla volontà del consiglio di amministrazione e possono variare o essere sospesi, specialmente in periodi di crisi.

Questo è vero, di certo non si possono paragonare i dividendi con le cedole di un’obbligazione.

Sicuramente gli utili di un’azienda, che alla fine sono ciò che permette a quell’azienda di pagare i dividendi, vanno monitorati in maniera molto più attiva rispetto alle obbligazioni.

Non che quest’ultime non possano incorrere in problemi ma il rischio è sicuramente diverso tra obbligazioni e azioni.

Esistono però molte società che, storicamente, hanno mantenuto o addirittura aumentato i dividendi anno dopo anno, costruendosi una reputazione proprio su questa affidabilità.

Pensiamo ai cosiddetti “Dividend Aristocrats” americani.

Anche qua in Italia negli ultimi dieci anni ho visto evolvere in positivo la situazione e ormai si possono scegliere tra molte più aziende che danno dividendi in crescita anno dopo anno.

Dunque, pur non essendo paragonabili alla certezza delle cedole obbligazionarie, i dividendi possono offrire una forma di entrata tendenzialmente stabile, a patto di selezionare con cura le aziende e monitorare costantemente il portafoglio.

IL LATO FISCALE

Un altro punto sollevato da Coletti riguarda la scarsa efficienza fiscale dei dividendi.

Come scritto in precedenza purtroppo, in Italia, la tassazione sul reddito da capitale può erodere significativamente i rendimenti, rendendo questa forma di guadagno meno conveniente rispetto ad altri strumenti.

I dividendi quindi non sono per tutti e si tratta di un aspetto da considerare attentamente nella pianificazione finanziaria complessiva di ciascuno di noi, soprattutto in un contesto in cui l’ottimizzazione fiscale fa la differenza nel lungo periodo.

E se uno non ha voglia o tempo di seguire il mondo finanziario, e giustamente, ci mancherebbe, visto che ci sono molte altre cose migliori nella vita, può scegliere un ETF a distribuzione specifico sulle società che pagano periodicamente un dividendo.

UN ETF A DISTRIBUZIONE

Coletti NON ha citato questi strumenti, lo faccio invece io per chi sta cercando ETF del genere.

Il WisdomTree Global Quality Dividend Growth UCITS USD (ISIN IE00BZ56RN96) punta su società globali che pagano dividendi crescenti e mostrano forte qualità finanziaria, con un’attenzione particolare al potenziale di crescita futura del dividendo, non solo all’attuale rendimento.

Caratteristiche principali:

  • Indice replicato: WisdomTree Global Developed Quality Dividend Growth Index

  • Strategia: seleziona società ad alta capitalizzazione nei mercati sviluppati, con elevata redditività del capitale proprio (ROE) e alta crescita attesa degli utili.

  • Distribuzione: Dividendi distribuiti trimestralmente (non ad accumulazione).

  • Valuta: USD (senza copertura valutaria).

  • Focus: privilegia società con dividendi sostenibili e in crescita, piuttosto che solo alto yield.

Pro e contro:

  • Pro: Approccio “growth-oriented” sul dividendo, ottima selezione qualitativa, distribuzione trimestrale.
  • Contro: Rendimento da dividendo più basso rispetto ad altri ETF più “aggressivi”; TER più elevato di altri ETF World (0,38%).

Perché può interessare?

È adatto a chi cerca una rendita da dividendi costante, ma con una maggiore selettività rispetto ai classici ETF a distribuzione.

Grazie al focus sulla qualità, mira a evitare le “trappole da dividendo” di società che offrono rendimenti insostenibili.

CONCLUSIONI

L’intervento di Paolo Coletti sui dividendi è un utile spunto di riflessione per chi guarda a questo tipo di investimento, alla fine fa sempre bene ascoltare le opinioni degli altri.

Pur mettendo in guardia da approcci acritici o eccessivamente entusiastici, è importante ricordare che i dividendi possono essere uno strumento valido all’interno di una strategia bilanciata.

Non sono la soluzione a ogni esigenza, ma nemmeno un elemento da scartare completamente.

L’intervento di Paolo Coletti ci ricorda che, pur avendo indubbi vantaggi, investire in dividendi richiede un’analisi attenta.

Non basta guardare il rendimento percentuale: bisogna comprendere la reale solidità dell’azienda e accettare la possibilità di oscillazioni o sospensioni dei pagamenti.

In sintesi, i dividendi possono essere una componente utile di un portafoglio diversificato, ma non dovrebbero essere l’unica fonte di entrate previste da un investitore consapevole.

Il presente contenuto è ai soli fini didattici e di discussione, fai le tue ricerche prima di investire (do your own research before invest).

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