FTSE MIB e dazi di Trump
I mercati finanziari stanno ancora cercando di riprendersi dalle ferite inferte dagli scossoni imposti da Trump: scossoni che poi abbiamo sentito direttamente sui nostri portafogli.
Il mio portafoglio, in particolare, che prima del caos dazi stava serenamente a +8% da inizio anno, ha visto inabissarsi il rendimento fino a un -7%, prima di iniziare a recuperare proprio durante l’ultima settimana.
Come spesso accade in queste situazioni, l’attenzione mediatica è tutta rivolta all’S&P 500.
Oggi però voglio guardare in casa nostra: com’è messo il FTSE MIB? Com’è riuscito a muoversi in questo contesto di alta tensione commerciale, in particolare nel 2024, mentre testava un supporto di lungo periodo cruciale?
Nel grafico qui sotto vedete l’andamento dell’indice italiano dal 2017. Ho cerchiato in verde l’ultimo anno, dall’inizio del 2024, durante il quale il FTSE MIB ha raggiunto un massimo di 39.826 punti, prima di scivolare fino a un minimo di 31.946 punti per poi recuperare fino al livello di 35.980.
📉 La discesa dai massimi è stata di circa -19.8%,
📈 mentre il recupero dai minimi ai massimi è stato di circa +12.6%.
Per il momento, il supporto ha tenuto: la linea blu sul grafico settimanale mostra che il FTSE MIB è ancora al di sopra di quella trend line discendente storica che collega i massimi di lungo periodo, quelli toccati prima dello scoppio della bolla dot-com e prima della crisi Lehman Brothers.
Se facciamo zoom out sul grafico storico dell’indice italiano, vediamo chiaramente come questa linea rappresenti una sorta di spartiacque: la sua tenuta sarà cruciale per capire se il FTSE MIB è pronto a lasciarsi alle spalle due decenni di lateralità e debolezza strutturale.
Per il momento, con la pausa di 90 giorni annunciata dal presidente degli Stati Uniti, le acque sembrano essersi temporaneamente calmate.
Non mi aspetto comunque che finisca così.
Nei prossimi mesi ci sarà un continuo susseguirsi di notizie: trattative che iniziano, delegazioni che andranno in processione da The Donald, difficoltà nel negoziare con lui… insomma, ci sono tutti gli ingredienti per un periodo in cui la volatilità potrebbe tornare protagonista.
Occhio quindi anche al cosiddetto indice della paura, il VIX, che a inizio aprile ha toccato livelli tutt’altro che trascurabili.
Come ha scritto Morgan Stanley: “Trump tariffs create covid-level uncertainty.“
Non siamo arrivati a toccare i picchi del 2008 o del 2020, ma i segnali di tensione sono stati evidenti.
COSA POTREBBE SUCCEDERE?
A parte la volatilità che, con ogni probabilità, caratterizzerà il futuro prossimo, dal punto di vista economico mi aspetto che Trump finirà per forzare la mano della FED. Le tensioni e l’incertezza causate dalle sue decisioni commerciali potrebbero infatti innescare una breve fase recessiva. Lo schema, secondo me, è piuttosto chiaro:
-
le aziende, frenate dall’instabilità, rimandano investimenti,
-
questo rallentamento può portare a una recessione leggera,
-
la FED risponde tagliando i tassi.
Non credo che assisteremo a una recessione grave come quella del 2008, ma anche una recessione contenuta potrebbe bastare a Trump per ottenere ciò che vuole: tassi di interesse più bassi.
Per quanto riguarda l’Italia, l’impatto di queste dinamiche è ancora difficile da valutare. Tuttavia, secondo Stefano Menghinello, Direttore del Dipartimento per le statistiche economiche, ambientali e conti nazionali dell’Istat:
“la crescita del Pil italiano sarebbe più contenuta per 2 decimi di punto nel 2025 e di tre decimi nel 2026.”
In sintesi, l’economia italiana continua a dare segnali positivi, anche se il ritmo della crescita rimane debole.
Come commentavo su X.com:

Long Italy allora?
Sì, io rimango long Italy ma senza fretta perchè potremmo anche ritrovarci in una situazione del genere:
Come scritto in precedenza non ci sarebbe da stupirsi se fra qualche mese ci ritrovassimo a testare nuovamente quella trend line blu.
Se si verificasse un andamento del genere potrebbe essere un’altra ottima occasione per fare scorta di ottime aziende italiane, magari che danno dividendi.
Con il mantra del noto investitore Terry Smith ben in testa:
“Buy good companies, don’t overpay, and do nothing.”
È importante ricordare che, per quanto utile in certe fasi, questo tipo di analisi tecnica può indurti nel dare maggiore attenzione al breve periodo, un approccio tutt’altro che semplice e poco adatto a chi investe in modo passivo, magari accumulando su un ETF azionario globale, senza voler seguire i mercati ogni giorno.
In questi casi, il modo migliore per affrontare periodi di turbolenza resta sempre lo stesso: avere una pianificazione finanziaria chiara e seguirla con disciplina.
Avere obiettivi, un orizzonte temporale definito, e una strategia coerente ti protegge più di qualsiasi notizia dell’ultimo minuto o grafico aggiornato.
Volatilità e incertezza sono parte del percorso, non l’eccezione, e sono il prezzo da pagare per ottenere quei rendimenti superiori nel lungo termine.
Chi riesce a mantenere la rotta, spesso ne esce meglio di chi si fa prendere dall’emotività del momento.
Senza dimenticare che non è obbligatorio controllare ogni giorno il tuo portafoglio.
Il presente contenuto è ai soli fini didattici e di discussione, fai le tue ricerche prima di investire (do your own research before invest).
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